E ora, dopo Euriloco, Penelope, Circe e Antinoo…Calypso.
Come possono gli dèi essere così iniqui, come? Io sola l’ho raccolto, curato, ho nutrito in lui la vita in tutti questi anni. E ora devo lasciarlo andare, l’unico compagno della mia solitudine, l’unico essere che io mai abbia desiderato e amato, l’unico che mi sono conquistata giorno dopo giorno, notte dopo notte. Fanno sempre così, ogni volta che un mortale diventa l’amante di un dea. E non è solo questo… Continue Reading »
Io non mi scopro – non così.
Non so parlare di sesso e di carne,
non so dire di orgasmi e di seghe,
e il mio corpo non è così importante.
Così appaio, forse,
a due dimensioni,
o come una statua di cristallo,
senza colori, liscia, senza cedimenti,
e sangue chiaro come acqua mi scorre dentro, è visibile.
Io non ci metto il nome,
io non ci metto la faccia.
Qui ci sono le mie parole soltanto,
e non sono di uomo o di donna
ma certo sono uno dei miei aspetti migliori.
E’ la volta di Antinoo. Leggendo l’Odissea ho spesso pensato che egli dicesse sempre le stesse cose, violente e banali; ma credo che ne pensasse anche altre, come queste, ad esempio.
Le altre voci dell’Odissea che onorano il mio giardino sono Penelope, Euriloco e Circe.
Anche la pazienza ha un limite; da quanti anni attendiamo in questa casa che la regina prenda una decisione? Cinque, sei? Se penso alla faccenda della tela mi ribolle ancora il sangue. E il suo volto, poi, per niente impaurito, per niente pentito, solo pieno di dispetto per essere stata scoperta e di soddisfazione maliziosa per averci ingannato con tanto successo, così a lungo. Continue Reading »
La rabbia ha il sapore acido di tutte le sbronze finite male.
E’ il velo di ferro che ti fa camminare pensando pensieri incazzati senza accorgerti del primo giorno di sole, il grumo che sputi in uno scatto immeritato verso chi ti ama, l’impotenza feroce che ti fa quasi prudere le mani dal desiderio di picchiare e sapresti anche esattamente chi dovrebbe cadere col grugno pesto del tuo ceffone, il desiderio di violenza autentica, menare davvero le mani perdio, cantare nitida come una tromba, con chiarezza inequivocabile, perché poi nessuno possa dire “non avevo capito, ti sei spiegata male” – eh, no, se sei scemo non è colpa mia, se fingi di esserlo ti disprezzo.
Non ho mai desiderato di essere nata uomo ma è indubbio, basta questo per garantirti un futuro più semplice, possibilità più ampie, sicurezze più solide. Puoi anche essere scemo o pigro o disonesto ma sei nato uomo, quindi devi dimostrare molto meno il valore che possiedi, e se ne possiedi.
Che sia di nuovo venuto il momento di cercare un altro lavoro? A questo mi ero affezionata ma adesso mi sembra che i costi siano troppo alti. E sono stufa di esibire un sorrisetto amaro di fronte all’ennesima persona che mi dice “scusa se mi permetto, ma mi sembri un po’ sprecata”. Potrei andare a sprecare altrove quel che resta della mia ambizione. Almeno vedrei cose nuove.
La rabbia che mi possiede è una sorta di fumo inebriante, in certi momenti. All’apice della furia mi sento possente e crudele, capace di annichilire obiezioni e tentativi di minimizzazione.
Scuoto la rabbia come una lancia e vorrei solo ferirli, al cuore, di verità infinita.
Non ci avevo mai fatto caso e da oggi controllerò in ogni libreria in cui metterò piede.
Ieri siamo stati nella solita, dove andiamo da anni, per pigrizia, per affetto, per abitudine. Per la prima volta ho osservato con qualche cura la sezione di poesia, nel senso che a parte Leopardi, Dickinson, Gibran e, con mio sbalordimento, Kipling, non hanno mai altro o quasi. Ah, giusto, adesso che è morta anche Alda Merini.
Ieri mi sono accorta che la sezione di poesia si trova circondata dalle sezioni “Cucina” ed “Enigmistica”. La poesia si colloca dunque tra la sciarada e il pollo arrosto? O piuttosto la poesia cerca una spiegazione agli enigmi e alle alchimie culinarie? O le ricette di cucina sono poesia? Forse la soluzione agli enigmi è sempre una buona poesia, e la creazione della chantilly fu un atto di poesia?
L’indagine è appena iniziata.
Così accade
e l’odore della nebbia diventa per sempre quel fatto, quel momento, quella luce.
Da parecchi mesi frequento, ogni giovedì sera, un ciclo di letture di poesia presso un circolo culturale.
Le serate sono organizzate da due professioniste, poetesse laureate che, oltre a scrivere, e bene, hanno pubblicato svariati libri e conoscono l’ambiente. Per giunta sono due donne molto gradevoli e accoglienti sotto il profilo umano, sicché tutto avviene nel modo migliore, amichevole ma serio. Insomma non si ha la sensazione né di una visita al Museo del Tassidermista (come alla Casa della Poesia di Milano), né la percezione di una festa freak post liceo. Continue Reading »
Sono giunta ad una piccola conclusione, che per molti equivarrà alla scoperta dell’acqua calda (ma con l’acqua calda si fa il thé, per esempio…).
Quando si hanno dei figli diventa fondamentale restare in forma: è utile essere normopeso, ma occorre anche essere in grado di saltare la corda, arrampicarsi sugli alberi, fare uno scatto che ti porti ad agguantare il minorenne fuggitivo in una manciata di secondi. Io ho reimparato a salire su uno scivolo al contrario (con i tacchi), a fare il passaggio aereo di sbarre o maniglie a forza di braccia e di slancio e di bestemmie pensate, a fare le capriole nell’erba. Sento che il prossimo passaggio saranno la verticale e la ruota e lì la faccenda sarà spessa.
Che c’entri un aspetto di animalità autentica, vitale? Il fatto cioé che i nostri figli si trovano accanto animali più grossi ed esperti, dei capibranco che affrontano il pericolo prima di loro e per loro e che devono dimostrare, senza scherzi, prestanza e possanza. Trovo che sia una fatica pazzesca ma l’esibizione di eccellenza fisica dà più risultati di un bel discorso, almeno per ora. Per mia fortuna parto da una condizione fisica favorevole (che poi significa semplicemente avere una salute solida, un’età ragionevole e 52 kg di peso), ma vedo nubi all’orizzonte nei prossimi anni.
Urge l’abbonamento alla piscina, perlomeno.
E’ un percorso che non cessa di affascinarmi ad ogni lettura, l’Odissea. Altrove mi hanno già parlato Penelope ed Euriloco.
Credevano che cantassi per loro.
Fanno tutti così. Arrivano qui e l’atmosfera smarrisce loro i sensi, i miei lupi e i miei leoni li guardano con aria docile e loro sono subito preda dei miei incanti. La mia voce da sola basta per annebbiare il reale con la dolcezza di un chiaro miele immaginato. Entrano, scorgono la mia pelle bianca tra le pieghe degli abiti, osservano golosi una caviglia, un polso, il movimento di una spalla. Poi si fermano al volto e non sanno reggere il fulgore scoraggiante del mio sguardo, e allora accettano di bere quel che io offro loro, per guadagnare tempo, non per sete o gola. Allora sono perduti. Continue Reading »
C’era un vento buono e freddo
era verde e azzurro
e scuriva insieme all’aria.
Un abisso dove gettare
lettere al passato
vergate con cura
– occorre attenzione
in un addio definitivo
come feci tempo fa
in un canale veneziano
che fu bianco di lettere
nella notte
io ero allora un animale
dagli occhi solenni
di fronte al dolore irrimediabile.
Ma qui ho pensato piuttosto
a Leonardo e al sogno delle ali
al variare costante dell’odore della polvere
a contare molecole trasparenti
solo per il gusto di farlo.