Sono d’umore indignato e lugubre e violento e vorrei prendere a calci un po’ di gente un po’ di televisioni un po’ di siti internet – soprattutto la gente, però, che riesce a fingersi intelligente diosacome salvo poi far cadere tutte le foglie di fico della decenza ed ecco
lo sguardo come sempre all’elastico delle mutande e non negli occhi
il kleenex usato, metaforico e non, gettato dal finestrino del commento e della macchina
il faro egocentrico della cultura acceso per far luce su se stessi, quasi si fosse gli unici esseri in grado di leggere (cosa, poi? Tex?)
novità cucinate con gli avanzi in frigo – e l’odore stantìo ti arriva chiaro e stomachevole
mi ritrovo, le mani al petto, ad ascoltare Dowland e a sognare davvero il giardino e questa volta, per un poco, lo vorrei recluso e remoto perché ora non voglio che mi si veda piangere
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